Psicoterapia

Spesso si parte con l’idea che lo psicoterapeuta o terapeuta della Gestalt sia un professionista al quale rivolgersi per fare una “chiacchierata” che basterà, come per magia, a cambiare la propria condizione. Beh, non è proprio così. Ma per capirlo, ti propongo di leggere quanto segue!

Che cosa è la psicoterapia?

Non è un metodo esoterico, mistico e indefinibile e oscuro. È un processo, un cammino da fare a piccoli passi, accessibile a tutti. È una RELAZIONE! O meglio un processo che si viene a creare all’interno di una relazione tra due persone.

Perché una relazione?

Secondo l’approccio che ho scelto, il classico lettino dello psicoterapeuta viene buttato giù dalla finestra! Il terapeuta non ha la sfera magica o lo scettro del potere elicitato in botte di interpretazioni e deduzioni. Il paziente non è un esserino piccino che ascolta e annuisce, ma ha un ruolo attivo!

Il terapeuta e il paziente coesistono nel valore delle proprie differenze, e delle proprie soggettività, ciascuno responsabile del proprio sentire, che dà e riceve. Se si considera un rapporto come uno scambio, è necessario rendersi conto di cosa viene scambiato: appunto per questo nella Gestalt viene dato risalto alla responsabilità.

Utilizzando una metafora: Possiamo considerare la terapia come un balletto a due. L’interesse non è rivolto al passato al “cosa c’è dietro” alla situazione in questione, ma sempre al futuro, “cosa accadrà”, si tratta di trovare il modo di fare il prossimo passo. Per dirla secondo il paradigma della Gestalt “cosa me ne faccio oggi di ciò che mi hanno fatto ieri?”

Come lavora uno psicoterapeuta?

I caposaldi del lavoro in Psicoterapia della GESTALT sono quattro:

  1.    Attenzione al qui ed ora
  2.    Sviluppo della consapevolezza
  3.    Presa di responsabilità
  4.    Dialogo
  •      Attenzione al Qui e Ora. Il terapeuta della Gestalt invita la persona a sospendere il ragionamento, le spiegazioni, le interpretazioni a favore dell’auto-osservazione e lo allena a stare nel presente, nel qui e ora, nella sua esperienza attuale e ad esprimerla anche se dolorosa. L’obiettivo è prendere contatto con i sentimenti e i vissuti e farne esperienza nel mondo.
  •      Sviluppo della consapevolezza. Il terapeuta sostiene il processo di consapevolezza del blocco d’espressione che la persona mette in atto attraverso copioni comportamentali ripetitivi e disadattivi in modo da operare scelte autonome e responsabili.
  •      Presa di responsabilità per ottenere una migliore qualità della vita. Capita molto spesso che il paziente voglia delegare al terapeuta la soluzione dei propri problemi coltivando l’illusione che qualcun altro possa assumersi la responsabilità al suo posto. Il terapeuta oltre a disattendere l’aspettativa di restare passivo del paziente, lo sostiene nell’attivazione del suo potenziale creativo e delle sue capacità di far fronte alle situazioni, senza conformarsi ad imperativi morali e a modelli ideali che sono altro da lui.

Chi si rivolge allo Psicoterapeuta?

Una persona decide di intraprendere un percorso di questo tipo perché si sente bloccata nei suoi problemi, in una situazione che non riesce a modificare come vorrebbe.

Che vuol dire “Bloccata nei suoi problemi”?

Fuori dall’orizzonte degli eventi possiamo considerare i problemi della persona come fenomeni sgraditi e ripetitivi altrimenti chiamati sintomi. Ma ATTENZIONE! Gli attacchi di panico, le crisi di ansia, le stesse fobie specifiche non sono altro che tentativi di espressione dell’organismo per gestire certe richieste dell’ambiente.

Poco funzionali e spesso poco piacevoli, è vero! Lo scopo della terapia è quello di rendere più soddisfacenti le esperienze, trasformarle per migliorare la qualità di vita della persona in vista della piena autorealizzazione.

E…Come si fa?

Potremo descrivere il sintomo come il prodotto di un conflitto tra desideri, bisogni e parti di sé apparentemente inconciliabili, scisse e negate.

Immaginate due lottatori di Sumo in mezzo al Ring.

Ecco, il sintomo generato dal conflitto è legato all’enorme quantità di energia che i due lottatori impiegano nello stare in una situazione di scontro, di apparente immobilità…ma che fatica!

L’ energia canalizzata in maniera poco efficace, dove le parti cercano di prevalere ferocemente l’una sull’altra, viene scaricata all’esterno sotto forma di ansia, paura pietrificante ecc..

Hai tralasciato un punto: il dialogo tra parti!

Imparando a dialogare si vive… La psicoterapia della Gestalt ha come obiettivo principe quello di aiutare la persona a liberarsi dalla “auto-prigionia”, facilitando una riformulazione soddisfacente del conflitto tra le parti.

Nel processo di psicoterapia, verrà chiesto alle persone di dare voce a tutti gli aspetti che si trovano in contrasto, tramite una continua interazione tra le parti e che alla fine mettono in atto un processo dialettico, in cui le singole necessità si incontrano riconoscendo la loro importanza e danno luogo a nuovi e più funzionali possibilità di espressione.

Il dialogo tra Narciso de Boccadoro ricalca questo processo: “Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come s’avvicinano il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra mèta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro, d’imparar a vedere ed a rispettare nell’altro ciò ch’egli è: il nostro opposto e il nostro complemento.”( H. Hesse, “Narciso e Boccadoro”, Mondadori 2001)

Per concludere questa breve introduzione alla psicoterapia…

La meta dell’approccio gestaltico è quella del “vivere pienamente riconoscendo e accettando di essere quello che sono, quindi diventare me stesso trovando un modo soddisfacente di stare nel mondo”.

Un ritorno a sé perché, citando un grande maestro:

“il vero cambiamento avviene quando una persona diventa ciò che è, non quando cerca di diventare ciò che non è”

Arnold.R. Beisser