Colloqui di consulenza psicologica

La consulenza psicologica è un intervento finalizzato a obiettivi specifici, rivolto alla promozione del benessere della persona e non è una forma di psicoterapia.

Da essa infatti differisce per obiettivi, modalità di attuazione, tempi e metodi.

Rappresenta un supporto limitato nel tempo (da 1 a 10 sedute al massimo) che, al contrario della psicoterapia, pone al centro dell’attenzione l’analisi di una situazione problematica specifica, che può essere di natura affettiva, sociale, lavorativa, familiare.

Mira al sostegno della persona nel prendere delle decisioni difficili, ponendo attenzione sul mondo interno della persona e il cambiamento. La sua missione principale è la facilitazione, piuttosto che il consiglio o la coercizione.

Come funziona?

Il fondamento del colloquio di consulenza psicologica è la relazione che si viene a creare con la persona: un ambiente di rispetto, fiducia, empatia, accettazione e sicurezza in cui il giudizio viene sospeso.

La consulenza psicologica vuole offrire uno spazio “caldo e sicuro” dove psicologo e paziente danno il via a un percorso di elaborazione/sperimentazione delle intuizioni, soluzioni, decisioni e scelte via via emerse.

Facciamo un esempio. Mettiamo il caso che un uomo di 33 anni decida di prendere un appuntamento, chiama lo psicologo e con voce affannosa e preoccupata dice: “Ah! Ne combino di tutti i colori! Mi sono innamorato di una ragazza meravigliosa, e anche lei mi ama, ne sono sicuro. Ma io non sono degno di lei. Non so, ma non posso chiederle di sposarmi…Ho dei precedenti penali…lei non sa niente, ma io so molto bene che finirà per scoprirlo un giorno. NO! non posso sposarmi e avere dei figli. C’è un fascicolo che prova che sono il peggiore dei mascalzoni. Che ne pensa?”

Compito dello Psicologo sarà, ad un primo livello di intervento, facilitare l’istaurazione di una relazione di rispetto, fiducia, empatia, accettazione e sicurezza, mentre ogni forma di giudizio viene sospesa o messa in disparte.

Mentre “al Bar” incontriamo possibili risposte come:

  1.    Ma non ti preoccupare!
  2.    È vero, non sei in grado di stare con una come lei!!
  3.    Naturalmente, non sarebbe tanto corretto sposarla e farle scoprire il tuo passato in seguito
  4.    Devi guardare avanti!
  5.    Perché non porti a cena fuori la tua compagna e ci parli?

Nel setting di consulenza quello che conta in primis è la qualità della relazione. Non troveremo risposte giudicanti, interpretative, valutative o di soluzione. Troveremo una risposta basata su un atteggiamento di ascolto comprensivo, dove viene ripresa l’essenza di quello che viene detto senza deformarla, riformulando il contenuto:

Psicologo: “Ascoltando le sue parole mi immagino che viva un fortissimo senso di colpa, prova vergogna a causa del suo passato. Questo sembra compromettere irrimediabilmente il suo futuro…”

Paziente: “Sì, mi sento scoraggiato e non ne posso più!

Psicologo: “Crede che questa situazione non la abbandonerà mai, che non riuscirà a trovare una via…”

Paziente: “Vorrei parlare… ecco questo sicuro…la amo e non voglio perderla… so che potrei farcela in questa faccenda. Mi occorre solo un po’ di coraggio…Ho proprio uno strano sentimento! Quando mi capita qualcosa di bello, come lei, non sono capace di crederci, faccio come se nulla fosse ma… alla fine il problema torna!”

In questa ipotetica situazione potrebbe essere interessante dare il via a un processo di esplorazione del vissuto del paziente in relazione alla specifica relazione, dando vita a delle piccole sperimentazioni sul da farsi. Verranno impiegate tecniche afferenti alla prassi Gestaltica, come la sedia vuota, la drammatizzazione o il gioco dei ruoli per facilitare la percezione interna che il cliente si forma rispetto ai vari fatti.

Psicologo: “Lei sta chiedendo quali potrebbero essere le parole migliori per comunicare alla sua compagna quanto la ama e quanto desidera costruire un futuro con lei…al tempo stesso la spaventa che la sua compagna possa giudicarla come un mascalzone, ciò che lei pensa di sé stesso.

Paziente: “Esatto! Vorrei ma non so quale effetto potrebbe avere…”

Psicologo: “Beh, sperimentiamo insieme…. Sa cos’è un gioco di ruolo?” Ecc ecc…

Questo è un approccio che permette l’individuazione autonoma di possibili soluzioni… Immedesimandoti nel paziente come ti sentiresti a ricevere questo tipo di risposta?